lunedì 15 febbraio 2010

Intervista a Carlo Boccadoro


ALLA SCOPERTA DELLA MUSICA CONTEMPORANEA


Intervista raccolta da Gigi Tagliapietra

Il Maestro Carlo Boccadoro, compositore di fama internazionale, direttore d'orchestra,
scrittore e critico musicale sarà ospite della Scuola di Musica del Garda il prossimo 19 febbraio per tenere una lezione sulla musica contemporanea all'Auditorium Andrea Celesti e ha accettato di rispondere ad alcune domande in esclusiva per i lettori de l'Ago.

DI fronte a un crescente interesse per la musica cosiddetta "classica", la musica contemporanea è un terreno che molti ignorano o considerano difficile: perchè c'è questa difficoltà?

Questo non è un problema solo di oggi, non dobbiamo dimenticare che è accaduto per
grandi musicisti come Mozart, Beethoven, Mahler che molto spesso hanno trovato la
totale incomprensione da parte dei loro contemporanei perchè proponevano sonorità o
innovazioni che uscivano dal gusto o dalla moda del momento. Il pubblico in generale ha
un tempo si assimilazione che va dai 50 ai 60 anni tanto che molti oggi apprezzano
Sostakovich mentre solo 30 anni fa la sua musica faceva scappare la gente dalla sala.

Perchè?

E' un problema principalmente di linguaggio. Finché si tratta di un linguaggio che ha
caratteristiche riconoscibili dalla tradizione, anche la più moderna, va tutto bene perchè in fondo la gente tende a ri-conoscere ma quando si tratta di "conoscere", di fare nuove scoperte tutti si spaventano perchè il nuovo sconvolge.

Perchè invece credi che valga la pena di scoprirla e di ascoltarla?

Perchè la musica racconta il tempo e la musica contemporanea è la musica che racconta
il nostro tempo, chi siamo e dove stiamo andando. E' ovvio che in molti casi non ci dà
risposte, non è consolatoria, magari ci fa venire dubbi o piuttosto ci pone delle domande e i compositori contemporanei sono quelli che pongono più domande di tutti perchè loro stessi queste risposte non le hanno.
Quando si parla di musica contemporanea a che periodo di tempo ci riferiamo?

Per semplicità potremmo dire "il secondo dopoguerra" anche se io credo che ogni opera
che abbia qualcosa da dirci divenga nostra "contemporanea", in questo senso Bach o
Dante oppure Omero o Shakespeare sono nostri contemporanei quando le loro armonie o
i loro personaggi o i loro racconti ancora ci colpiscono.


Quindi la musica è sempre stata contemporanea?


La gente dimentica che quella che consideriamo "classica" era musica perfettamente
contemporanea per l'epoca. Quando Mozart scrive le Nozze di Figaro, prende un testo di
Beaumarchais che era andato in scena solo sei mesi prima, che aveva suscitato grande
scandalo ed era stato proibito: sarebbe come se io oggi scrivessi un'opera sul caso
Marrazzo o sulla morte di Borsellino.
La musica è sempre stata "contemporanea", è sempre stato il racconto del presente, non
va dimenticato che fino al Romanticismo, fino a dopo Schumann, la gente ascoltava solo
musica di compositori viventi, non si pensava minimamente di ascoltare un pezzo anche
solo di un anno prima. Lo stesso Vivaldi non poteva andare in un posto e suonare un
pezzo già scritto, doveva comporre musica nuova, il Sovrano voleva musica nuova.

Tu perchè pur avendo tanti impegni, concerti, nuove composizioni, ti rendi disponibile per queste
attività di divulgazione?


Senza rendercene conto ascoltiamo musica contemporanea quando andiamo al cinema,
ad esempio 2001 Odissea nello spazio ha musica stupenda di Ligeti o quando ascoltiamo
Pink Floyd o David Bowie o i Tangerine Dreams scopriamo che la musica di Steve Reich o
di Philip Glass li ha profondamente influenzati: siamo immersi in un mondo di musica
contemporanea ma non la riconosciamo.
Io credo che il mio mestiere di compositore non sia un mestiere "inutile", che serva
davvero ad aprire nuovi spazi e nuove conoscenze e continuo a pensare che capire una
musica così complessa e diversificata sia un'esperienza che arricchisce e che sia un
ottimo antidoto contro l'instupidimento televisivo. Sono anche convinto che la gente
spesso non ascolta la musica contemporanea semplicemente perchè non sa che esiste,
perchè nessuno gliel'ha mai fatta ascoltare.

In due ore di serata all'Auditorium Celesti cosa pensi di fare?

Vorrei cominciare a far scoprire la ricchezza e la vastità, oltre che la bellezza della musica
contemporanea e far presente che non c'è più UN linguaggio della musica contemporanea
ma che ci sono molte decine di modi e stili diversi tutti con uguale dignità e importanza.
Mi basta che quella sera, chi ci sarà, esca dalla sala con qualche pregiudizio in meno e con qualche curiosità in più.

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